- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 20/11/2020

L’artista bergamasco Giuseppe Roccia ha presentato, il 30 Ottobre 2020, il suo secondo album intitolato “Punto e a Capo”, nato dalla vitalistica esigenza del cantautore di comunicare attraverso la musica.
Anche se ogni canzone ha un significato a sé stante, il concept di questo lavoro è racchiuso nel titolo stesso: l’esistenza, che continua a porci davanti situazioni del tutto nuove, ci costringe ad affrontare le nostre insicurezze che, una volta superate, non saranno altro che il “punto e a capo” di una fase della nostra vita che oramai siamo pronti a lasciarci alle spalle.
La strumentazione di “Punto e a capo” nasce dalla commistione di diversi generi, permettendo così a Roccia di passare da tracce indie-pop (“Nota Audio”) a brani dal sapore più rock (“Ristretto”), fino a tracce prettamente rap (“Felpa Arancio”), genere predominante in tutto il progetto.
Ciò che permette a Roccia di passare da un genere all’altro senza sconvolgere l’ascolto è una particolare intimità che emerge da ogni traccia: ad esempio nella sopra citata “Nota Audio” (su di un accompagnamento costituito da chitarra e batteria) Roccia racconta di un amore che, nonostante tutto, è andato avanti, permettendo così di ricordare la semplicità di tutti i momenti passati assieme, come lo scambiarsi Pringles e Kinder Delice fuori dal Carrefour di Bergamo.
Roccia è un artista semplice e solare che ha deciso di raccontarsi in “Punto e a capo” mediante quella stessa naturalezza con cui bisogna cogliere gli eventi della vita, ricordandosi (e ricordandoci) sempre di essere felici di ciò che si è e di ciò che si ha fatto.
TRACCIA PREFERITA: NOTA AUDIO
Tags: Punto e a capo, recensione, roccia