- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 05/06/2021

Salvatore Maria Ruisi, cantautore siciliano classe 1988, pubblica il suo album d’esordio “Niente non rimane niente (Atto I)” inciso presso gli Indigo Studios di Trapani.
Un progetto in cui emerge la sua indole di cantastorie, attraverso l’utilizzo dei tipici strumenti della musica folk, chitarra e armonica, ma anche della batteria che scandisce il tempo che passa: le dieci canzoni che formano il long play ricordano i grandi cantautori italiani, attraverso una narrazione mai banale e molto introspettiva, quasi un flusso di pensieri che Ruisi riesce a trasformare in musica. Il passaggio del tempo è il filo conduttore dell’album (“Gocce”, “Ogni giorno”, “Un urlo sulla strada”, “Niente non rimane niente”), così come tutte le esperienze che facciamo, che ci segnano, ci fanno crescere, e ci permettono di trovare il nostro posto all’interno di questa società malata, che non ci capisce e che ci dà poche occasioni: siamo noi che dobbiamo trovare la forza di farci valere, di conoscere i nostri desideri e sogni, continuando a perseguirli senza scoraggiarci mai.
L’unica ballad dell’EP è “Ninna Anna”, una dolcissima cantilena che è quasi poesia dedicata alla figlia, a cui Ruisi promette che suoi genitori ci saranno sempre per lei e che la ameranno incondizionatamente, qualsiasi cosa dovesse succedere, supportandola sempre e spingendola a fare esperienze e credere in sé stessa. Chiude l’album “Arrivederci”, dialogo introspettivo tra il cantautore e la sua città natale, da cui Ruisi è scappato: alla fine del pezzo l’autore grida tutte le sue debolezze e ciò che avrebbe potuto fare per staccarsi del tutto ma che non ha fatto, ricongiungendosi, spinto dal destino o dalle sue radici, inevitabilmente ad essa.
Salvatore Maria Ruisi è a tutti gli effetti un abile narratore e “Niente non rimane niente (Atto I)” un dialogo sia con sé stesso che con l’ascoltatore, che riesce facilmente ad immedesimarsi; non ci resta quindi che rimanere in attesa dell’“Atto II”.
TRACCIA PREFERITA: Suicidio sociale