- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 04/04/2023

Se il secondo disco è quello più difficile nella carriera di un artista, Silent Bob e Sick Budd hanno superato l’ostacolo più grande, e con il nuovo disco intitolato “Habitat Cielo” hanno alzato ulteriormente l’asticella, creando un lavoro coerente ma diverso dai precedenti.
Sicuramente la fine della pandemia ha influenzato il mood del progetto – con sonorità meno cupe e testi meno drammatici ma più riflessivi – variando l’approccio alla musica ma mantenendo intatta l’identità di entrambi gli autori.
I singoli “Bussola” e “Mamma ho l’ansia” hanno fatto da apripista, e già da qui si poteva intravedere il cambiamento: i due brani hanno sonorità che abbracciano generi diversi dal rap, dando la possibilità al rapper di provare uno stile più melodico e al produttore di confrontarsi con nuovi stimoli ed influenze.
Finora, infatti, abbiamo conosciuto Silent Bob come un rapper cupo e preso male che con il rap manifestava una cattiveria e una energia invidiabile, e Sick Budd come un producer dal gusto classico, in grado però di adattarsi alle novità. Ecco, ora tutto è cambiato: tracce come “Grazie, addio”, “Tutto Tuta” o “Lei è” mostrano come gli artisti siano più versatili di quanto immaginato, e vista la qualità del risultato non possiamo che ritenerci soddisfatti.
Le strofe di “Paura del buio”, “Sole in zona” o “Resto qui” sono l’esempio di come la penna del rapper sia migliorata, trattando temi che in passato erano stati affrontati solo parzialmente, e il produttore è riuscito a cucire delle produzioni adatte a questa evoluzione.
“Habitat Cielo” è un disco che osa, prende qualche rischio, ma era necessario per riuscire a mantenere compatta la fanbase. In una società veloce, dove la musica esce senza sosta e spesso gli artisti si assomigliano, Silent Bob e Sick Budd hanno deciso ancora una volta di fare a modo loro per riuscirsi a differenziarsi, paradossalmente, anche da loro stessi.
Traccia preferita: Tutto Tuta
Tags: Habitat Cielo, rap italiano, recensione, Sick Budd, Silent Bob