- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 16/10/2020

Altro progetto attesissimo in uscita lo scorso venerdì è “L’ ultimo a morire”, album edito per Sugar Music che segna il vero debutto discografico del rapper italo francese Speranza.
I racconti della vita di strada fanno da cornice alle liriche dell’artista, che ci propone con crudezza le sue riflessioni cariche di risentimento: da questa foga Speranza trae il meglio, e riesce a proporci un prodotto “peso” ma mai troppo invasivo nelle tematiche.
Il suo inconfondibile stile urlato e dialettale viene impreziosito a più riprese da vere e proprie barre in lingua francese, sua nazionalità di nascita: Speranza fortifica così il suo background, dando prova di un ottima padronanza linguistica che va al di là delle peculiarità classiche dei rapper di casa nostra.
In “Ultimo a morire” spicca anche l’ottimo lavoro in fase produttiva: alle atmosfere cupe proposte soprattutto in avvio l’artista alterna brani con una proclività più ritmata (“100 anni”, “Russki po Russki”) o comunque urban (“Omm i merd”, in cui critica le abitudini della società moderna), dando respiro alla forte pressione dettata dai suoi testi.
Speranza si conferma con questo progetto come uno dei prospetti più interessanti del rap game di casa nostra, sicuramente il più particolare: il flow ineffabile, gli extrabeat e le punchline devastanti portano “Ultimo a morire” sul nostro podio degli album rap nostrani del 2020.
TRACCIA PREFERITA: FENDT CARAVAN
Tags: recensione, Speranza