- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 24/11/2021

Mai, come in questo momento, abbiamo sentito questo brano così tanto dentro l’anima. La reinterpretazione di “Anni Luce”, proposta da Stefano Fucili in questa versione prevalentemente piano-voce, ci trasporta in un mondo in cui lo spazio ed il tempo non esistono più, e l’universo è etereo e luminoso. In questo periodo di chiusure, solitudini, impossibilità di uscire dalla propria abitazione, quante volte abbiamo detto a noi stessi: “se esistesse il teletrasporto, sarebbe così semplice essere con le persone che amiamo”, ed è attraverso questo brano che le sentiamo ancora di più vicino al cuore. Prendiamo tutto il calore del pensiero di non essere mai più soli, mentre la delicatezza della voce di Stefano Fucili ci culla dentro i nostri sogni, e di nuovo stiamo volando in altri luoghi: stiamo raggiungendo persone fisicamente lontane, ma sentimentalmente sempre accanto a noi, per abbracciarle strette e non lasciarle più andare via. La malinconia struggente del brano per certi versi riesce a curare il senso di solitudine che spesso ci prende allo stomaco, nei momenti in cui non vorremmo mai ritrovarci solamente in compagnia di noi stessi; spesso una canzone può aiutarci a risalire dal buco nero che ci siamo creati, ed il pensiero che basterebbe allungare la mano per trovarci al fianco di un nostro caro ci fa piano piano risalire e, passo dopo passo, cominciare a risvegliarci dal nostro sonno cosmico.
Per questo omaggio al maestro Lucio Dalla, Stefano Fucili ha coinvolto il pianista Pasquale Morgante, già accanto a Samuele Bersani, ed ha realizzato la produzione del brano insieme ad Alessandro Luvarà, con la supervisione del producer Giordano Donati. Il coinvolgimento di questi grandi artisti impreziosisce la versione di “Anni Luce” già presente all’interno dell’album di Fucili “Una bella giornata”, progetto recensito da noi un anno fa, e ci teletrasporta di nuovo in un mondo futuro, in cui, forse, le distanze fisiche non esisteranno più.
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