- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 13/05/2022

Divenuto famoso da membro del gruppo FSK SATELLITE – salito alle luci della ribalta nel 2019 grazie al sound inedito e controverso, ma anche allo stesso tempo estremamente virale, del loro primo disco d’esordio “FSK TRAPSHIT” – e dopo consolidato poi il proprio successo con diverse collaborazioni con alcune degli esponenti più importanti della scena trap e rap italiana, Taxi B ha rilasciato lo scorso 5 maggio “Samba”, il primo estratto del suo primo disco solista che era stato in parte spoilerato dallo stesso artista la settimana precedente con un video su Tik Tok.
Lo scorso luglio, infatti, Taxi, insieme a Chiello e Sapobully, aveva annunciato la decisione da parte del gruppo di mettere in pausa i progetti del collettivo per dedicarsi alle rispettive carriere soliste, le quali, nonostante l’impegno da FSK, non erano mai state abbandonate del tutto. “Samba”, quindi, riprende un percorso già iniziato anni fa che ci ha regalato alcuni tra i pezzi più apprezzati dagli estimatori del trapper lucano come “Long Neck”, in collaborazione con Rosa Chemical, e la più recente hit “10 Sprite”.
La canzone, prodotta ovviamente dal fidato producer Greg Willen, vede l’immancabile immaginario hardcore e oscuro di Taxi mischiato a delle sonorità sudamericane, tipiche per l’appunto delle zone da cui proviene la samba, su cui l’urlato-cantato tipico del trapper non sfigura affatto. Il testo, come prevedibile, non è dei più impegnati e l’attenzione dell’ascoltatore è inevitabilmente indirizzata esclusivamente verso il ritornello, che si candida addirittura come possibile tormentone dell’estate che verrà a breve.
In conclusione, “Samba” non avrà certamente molto a che fare con lo stile che ha contrassegnato la carriera di Taxi B sino ad oggi, ma è sicuramente un tentativo apprezzabile di reinventarsi e alimentare l’hype intorno a sé in vista di ciò che l’ex membro degli FSK avrà in serbo per noi nei prossimi mesi.
Tags: rap italiano, recensione, Samba, Taxi B