- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 07/06/2020

Uno tra gli artisti hip-hop nostrani più stimati per la creatività, lo stile concettuale e l’intensità delle liriche è senza dubbio Tedua, al secolo Mario Molinaro.
Il 26enne ligure ci ha proposto in due tranche, a distanza di una settimana una dall’altra, ben ventidue brani: a “Vita Vera Mixtape” ha infatti fatto seguito ” Vita Vera – Aspettando la Divina Commedia Mixtape”, per quello che sarebbe una sorta di prologo al prossimo album del rapper, ancora senza una data d’uscita ufficiale.
Il concept del doppio progetto lascia presagire fin dalle cover il parallelismo con l’opera di Dante, che troverà dunque probabilmente la consacrazione definitiva nell’atto conclusivo: nei due mixtape, infatti, nonostante qualche modesto riferimento, è difficile trovar traccia del famoso poema.
La prima parte del mixtape si compone di dodici brani, dove spiccano i pezzi più conscious (“Lo sai”, “Polvere” con Capo Plaza e “Colori”, feat. Rkomi) e quelli dove vengono raccontate le delusioni-complicazioni sentimentali, come “Mare Mosso” con la sorpresa Bresh, “Pour Toujours” con Ghali e Dargen D’Amico, “Purple” e “Motivo”; meritevole almeno di citazione anche la titletrack del mixtape, velatamente critica nei confronti di chi finge per apparire e al cospetto dei paletti imposti dalle major discografiche.
Nella seconda parte i brani sono solo dieci: dopo la promettente partenza col brano “La Story Infinita” feat. Massimo Pericolo il progetto prende una piega maggiormente riflessiva, sopratutto nei brani che non presentano collaborazioni; piace “Sailor Moon”, dove viene ripercorsa una storia d’amore adolescenziale.
Le produzioni sono per la maggior parte affidate a Chris Nolan, strettamente legato all’ascesa musicale del rapper di Cogoleto fin dai primi progetti; c’è spazio anche alle opere di Sick Luke e Shune per due brani, e a Nebbia e Garelli, per una.
Tedua è così, o lo ami o lo odi: nonostante i nostri sforzi di entrare nell’ottica del progetto e del personaggio, nel doppio “Vita Vera” non troviamo molti spunti per cui esaltarci, e spesso il suo andare andare “fuori tempo” con le chiusure delle rime in levare non soddisfa le aspettative dell’ascoltatore, nonostante le liriche forbite e profonde all’interno di gran parte del lavoro.
C’è inoltre qualcosa di più profondo ad averci rattristito, ovvero l’abuso d’impiego del termine mixtape per presentare i progetti dell’artista: un espressione specifica utilizzata nel gergo rap che racchiudeva quei brani corredati da produzioni già esistenti, e che ora perde efficacia e valore per non incorrere in problemi di copyright sulle piattaforme streaming (che precluderebbe a sua volta la possibilità di monetizzare).
Ah, come sono lontani i tempi dei download gratuiti di Fastlife Mixtape e QVC…
TRACCIA PREFERITA: LA STORY INFINITA (FEAT. MASSIMO PERICOLO)
Tags: recensione, tedua, vita vera mixtape