- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 14/04/2021

trigNO, nome d’arte di Pietro Bagnadentro, è uno degli artisti rivelazione dell’ultimo periodo.
Classe 2002 ed edito dall’etichetta Hokuto Empire, sta lentamente conquistando un pubblico sempre più vasto, ben felice di accogliere la release del suo primo EP “Diciannove”, disponibile dallo scorso 19 marzo: un progetto composto da sette brani che vanno ad analizzare la vita dell’artista su diversi fronti, evidenziandone la sua profondità e maturità, non solo artistica ma in primis come persona.
Con “Filo di nylon – intro” trigNO analizza la sua (breve) carriera musicale, sottolineando come sia appesa ad un filo con la costante possibilità di caduta ma, al tempo stesso, di raggiungimento di vette sempre più alte; in “Attorno”, canzone romantica ma malinconica, il dolore di una relazione terminata la fa da padrone, mentre in “Bimbo” narra delle critiche ricevute fin da piccolo che l’hanno spronato a dare sempre di più.
“Non ci vede nessuno” è una delicatissima dichiarazione d’amore nei confronti della partner, fra sesso e tenerezza, mentre “Sparano parole” si avvale di un pianoforte in sottofondo ad accompagnare le rime, che propongono una metafora sulla musica vista come arma potentissima; segue “Sorrisi”, dove vi è il racconto di vari eventi della propria vita che l’hanno portato a cogliere una grande occasione.
Chiude l’EP “Diciannove – Outro”, dove l’accettazione di sé stesso è il tema centrale e l’analisi del proprio passato permea ogni barra, proiettando l’artista nel suo glorioso futuro.
“Diciannove” è un prodotto davvero ben riuscito: musicalmente passiamo dall’hip hop al rhythm & blues, mentre a livello stilistico il giovane trigNO mostra tutta la sua abilità tecnica e le sue skill nella stesura dei testi, sempre originali grazie al sapiente utilizzo di giochi di parole e trick verbali con l’obbiettivo di rendere l’ascolto un’esperienza sensoriale unica: l’artista ha saputo mantenere le aspettative, confermandosi una nuova leva davvero interessante.
TRACCIA PREFERITA: Filo di nylon – intro
Tags: Diciannove, recensione, Trigno