- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 15/01/2021

Il joint album del rapper Werther e del producer Yung s’intitola “Vitium”, progetto di sette brani disponibile dallo scorso 27 dicembre che corrisponde all’esordio discografico per entrambi gli artisti.
Una sorta di concept album, che riprende fin dai titoli dei brani i sette vizi (o peccati) capitali: piace l’ambizione di entrambi nel provare ad interpretare ogni inclinazione morale e comportamentale, che si ripercuote sia sulle liriche che sui beat.
Troveremo introspezione e turbamenti emotivi, ma anche autocelebrazione e complicazioni sentimentali: è bravo Werther nell’immedesimarsi in ogni situazione, dimostrando un interessante flow supportato da tanti extrabeat e qualche punchline.
“Vitium”, inoltre, si dimostra aperto a marcate contaminazioni sonore: lo dimostra la proclività dance di brani come “Non dirmi più” oppure “Tsunami”, o l’attitudine pop soul inferta dall’interpetazione dell’artista pugliese GoMol, presente in ben due tracce; da sottolineare, infine, l’attaccamento nemmeno troppo implicito nei confronti del rap made in Italy più stagionato: la doppia citazione a Marracash e la celebrazione della sacra “Buro Bogotà” dei Club Dogo in “Puro Buenos Aires” sono degli omaggi sinceri, che sciorinano l’ispirazione lirica e concettuale di Werther.
Buon esordio: in “Vitium” c’è amalgama e sinergia, caratteristiche mai scontate nei progetti di debutto.
TRACCIA PREFERITA: Non dirmi più (feat. GoMol)
Tags: recensione, Vitium, Werther, Yung