- per Antonio Contu'
- in Recensioni
- on 28/10/2019

E’ uscito lo scorso venerdì il quarto album in studio di Willie Peyote, atipico rapper piemontese molto apprezzato per le liriche dei propri brani spesso di denuncia sociale, oltre che per un bagaglio culturale non indifferente.
“Iodegradabile” promette già dal titolo di mantenere gli standard che caratterizzano lo stile dell’artista, corredati dalla solita nota di cinismo: nei dodici brani (nove, se togliamo intro e skit) il buon Guglielmo Bruno riversa infatti la classica disapprovazione, difficile da smentire ed altrettanto condivisibile.
In “Mostro”, primo brano dell’album, l’artista si affida da subito al suo classico stile, questa volta (come già in passato) contaminato da accenni di rock: il testo è una critica rivolta all’ingenuità delle persone, che seguono il giudizio della massa senza crearsi una propria opinione e puntando il dito contro il capro espiatorio di turno; a seguire il singolo attualmente in rotazione nelle radio, “La tua futura ex moglie”: una storia d’amore complicata fin dal principio, ma non per questo meno sentita.
In “Quando nessuno ti vede” Willie tratta con ironia la bellezza di un rapporto sentimentale in quanto tale, ma che va presto dissolvendosi con l’approfondimento della conoscenza; nell’attitudine dance di “Catologo”, invece, il rapper sottolinea quanto sia facile passare di moda nei tempi moderni.
Nei successivi brani l’artista si dimostra criptico e poliedrico, ricordando Daniele Silvestri nel brano “Che peccato” ed utilizzando le sonorità tipiche di Ghali nella critica ed incalzante “Miseri”; il pop dance di “Cattività” ci fotografa in maniera esemplare un momento difficile, quasi di depressione.
“Mango” è invece un brano dedicato alla passione ed all’amore che Willie Peyote cerca di infondere nel proprio lavoro; sempre l’amore, ma sotto l’aspetto sentimentale, è il soggetto dell’ultima traccia dell’album: in “Semaforo” l’artista ne racconta le conseguenze e le sfaccettature, regalandoci il lato più tenero del 31enne rapper che ha faticato ad emergere durante questo lavoro.
In conclusione, con “Iodegadabile” l’artista piemontese dimostra la capacità di trovare una collocazione nel mondo discografico nostrano, sempre più aperto alle tendenze tipicamente hip-hop: a questo Willie Peyote aggiunge uno stile impegnato, pungente nei testi ma capace di non annoiare mai l’ascoltatore.
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Tags: iodegradabile, recensione, willie peyote